Utilizzo dei sovraccarichi negli SdC
A cura del
Centro Studi e Ricerche
Sport da Combattimento UIPASC
Il mondo dello sport, specialmente quello amatoriale e in generale quello “di largo consumo”, nonostante la mole di informazioni reperibili nelle più svariate maniere, dalla semplice ricerca su internet fino alle innumerevoli pubblicazioni divulgative e specialistiche, è ancora caratterizzato in larga parte da un approccio non evoluto.
Allenatori e preparatori formatisi “sul campo” tendono a riproporre metodologie a cui stessi ai loro tempi sono stati sottoposti, retaggio di un passato che tende a replicarsi all'infinito. La convinzione in tale sistema è solitamente tanto radicata da far sospendere completamente il giudizio (magari applicato proficuamente dalla stessa persona in altri ambiti della sua vita) di fronte a banali domande su cause, opportunità e scopi degli esercizi proposti. Nelle sue diverse declinazioni, “Si è sempre fatto così” è infatti la risposta a cui si giunge velocemente quando si chiedono approfondimenti in merito.
Questo è ancora più vero negli sport da combattimento, sport situazionali per eccellenza, dove la valutazione della bontà di una preparazione presenta non poche difficoltà.
In primo luogo, le discipline da combattimento per loro natura coinvolgono un ampio spettro di capacità, le quali non possono essere valutate oggettivamente nel loro complesso (nessuno strumento può misurare quanto valido nella sua globalità sia un atleta sul ring).
In secondo luogo, la misurazione delle suddette capacità prese singolarmente, per quanto possibile, spesso richiede, come avremo modo di vedere più avanti, strumentazioni non accessibili al grande pubblico per motivi tecnici ed economici.
Infine, e forse questo è il fattore più importante, la prestazione di un combattente è anche frutto di capacità personali che spesso esulano, almeno a livelli bassi e medi, da ciò che viene affrontato in un allenamento di stampo tradizionale (volitività, resilienza), mentre alcune non sono modificabili dall'allenamento (la mascella d'acciaio...).
Tutto questo contribuisce a consolidare le convinzioni tradizionali di cui sopra soprattutto dove “si vince”, perdendo l'opportunità di permettere all'atleta un ulteriore importante salto di qualità.
Una delle convinzioni che sorprendentemente resistono ancora oggi è quella secondo cui “i pesi legano”. Nel mondo degli sport da combattimento (e sicuramente ancora di più nel mondo delle arti marziali tradizionali) è ancora diffusissima l'idea, che si potrebbe tranquillamente definire una superstizione popolare, secondo cui l'allenamento con i sovraccarichi sia controproducente per il praticante.
Le motivazioni, che denotano una pressoché scarsa formazione di base, vanno ad esempio dall'eccessiva distanza dell'esecuzione degli esercizi rispetto al gesto tecnico, alla presunta influenza negativa sulla velocità, sulla flessibilità e sulla coordinazione dei movimenti.
Queste affermazioni sono false,o, per lo meno, possono essere vere solo in circostanze particolari, laddove non si sappia applicare una programmazione dell'allenamento che permetta di utilizzare le metodologie adatte esaltando i numerosi vantaggi e riducendo, spesso eliminando, le influenze negative che esse potrebbero avere sul gesto tecnico o su altri fattori.Lo studio descritto nelle righe che seguono riprende proprio uno degli approcci ormai ben consolidati nel mondo della preparazione atletica su base scientifica.
In particolare, nella Kickboxing e in tutte le discipline dove si portano attacchi di percussione (striking) con gli arti inferiori, la rapidità di esecuzione delle tecniche di calcio è una qualità fondante per ampliare le opportunità di attacco, riducendo consequenzialmente la possibilità di difendersi e contrattaccare dell'avversario.
Tale capacità è tuttavia difficilmente allenabile data l'aciclicità del gesto, il cui schema motorio è spesso già fortemente radicato nell'atleta.
Uno dei maggiori contributi che hanno costituito una pietra miliare in questo campo è stato fornito dal Prof. J.V. Verchoshanskji, padre della periodizzazione a blocchi.
Tra i metodi da lui studiati uno dei più interessanti e utilizzati nell'ambito della preparazione atletica scientifica è il metodo della stimolazione (altrimenti conosciuto come “metodo a contrasto” o “metodo bulgaro misto”).
Tale metodo si può riassumere nel sollevamento di un carico intenso di forza immediatamente precedente a un’esecuzione tecnica di pura rapidità.
Il nostro team di ricerca ha svolto dei lavori in tal senso per verificarne sul campo la bontà e gli effetti a breve e lungo termine, monitorando le prestazioni degli atleti a cui è stato somministrata tale esercitazione nell'arco di un mesociclo.
È stato selezionato un campione di 22 atleti praticanti di Kickboxing di varie età, corporature e livello agonistico, su cui la sperimentazione ha previsto l'esecuzione di uno squat con sovraccarico submassimale (3 serie, 4 ripetizioni di squat con un carico all'85%) a cui far seguire l'esecuzione di una serie di middle-kick portati al sacco con la massima esplosività. Gli atleti sono stati divisi in due gruppi , sperimentale e di controllo, omogenei e di pari numero.
Tutti gli atleti sono stati sottoposti inizialmente al SoK test (Villani et al. 2004) in cui, attraverso un sistema integrato di fotocellule e pedana a celle piezoelettriche, è possibile valutare con esattezza il tempo di esecuzione di una tecnica.
Per 4 settimane il gruppo sperimentale è stato allenato con il metodo della stimolazione mentre il gruppo di controllo è stato allenato con un metodo standard, in cui la seduta di forza è stata eseguita un'ora dopo l'allenamento tecnico specifico al sacco.
I test sono stati eseguiti in modo da poter comparare sia gli effetti a breve termine, comparando la prestazione in totale freschezza con la stessa dopo la sessione di squat, sia quelli a medio / lungo termine, ripetendo il SoK test alla fine del mesociclo.
È stata applicata inoltre la ripetizione della prova in due sedute successive (correlazione test – retest).
Nel gruppo sperimentale i risultati del SoK test prima e dopo il mesociclo hanno evidenziato un incremento significativo della rapidità di esecuzione tra il 20% e il 28%, mentre nel gruppo di controllo l’incremento, sebbene presente, è stato più contenuto, tra il 10% e il 14%.
In tutti gli atleti è stato riscontrato un miglioramento della rapidità di esecuzione del middle-kick dopo la stimolazione effettuata con i sovraccarichi, tuttavia il gruppo sperimentale, con il procedere del mesociclo ha visto un incremento sempre maggiore mentre nel gruppo di controllo non ci sono state significative variazioni incrementali.
Da questa breve disamina possiamo trarre due importanti conclusioni.
In primo luogo constatiamo che l’allenamento con i sovraccarichi in generale permette di ottenere una migliore performance rispetto a dove, a parità di altre condizioni, si trascuri tale fondamento; esso, anche in un periodo di tempo relativamente breve, contribuisce a un incremento oggettivo delle prestazioni.
In secondo luogo abbiamo la conferma che, se somministrato con il metodo della stimolazione, l’allenamento coi sovraccarichi ad alte percentuali di carico (85% del Max), costituisce un efficientissimo sistema per allenare rapidità e forza esplosiva specifica.
I dati raccolti sembrano inoltre suggerire che l’efficacia tenda a incrementare con il procedere dell’allenamento.
Tale aspetto sarà in futuro oggetto dei nostri approfondimenti.
REFERENCES
- Verchoshanskji J.V. (1996). SdS, 36: 23 – 33
- Villani R., Angiari P., Tomasso A. (2004), 9° Annual Congress ECSS 295, Clermont – Ferrand
- Villani R., Ruggieri F., Tomasso A., Distaso M. (2005), 10° Annual Congress ECSS, 419, Belgrade